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Competenze della prova
Domande: 20 • individuare informazioni esplicite (7) • lessico e semantica (5) • tempo e spazio (2) • ricavare informazioni implicite (2) • interpretare il testo (2) • ricostruire parti di testo con integrazioni e inferenze (1) • ricostruire il significato globale del testo (1).
Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano, e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre: «mi raccomando, quando passate per quella strada dove non c’è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili.» Io lo facevo, e lo facevo con diligenza, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava: «io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui.»
La cosa mi rendeva abbastanza agitato. Anche perché, ogni volta che le chiedevo un po’piú di nutella nel panino, lei diceva che non era giusto, e che eravamo tutti uguali; e a quel punto non ho mai avuto il coraggio di risponderle: «e allora se siamo tutti uguali, la mattina dal lato della strada si mette chi capita, o facciamo una mattina per uno, così le possibilità di essere investiti sono alla pari». Confesso che ho piú volte avuto la tentazione di lasciare lui, dal lato della strada; ma mi mettevo una paura del diavolo, perché sono sicuro che se si fosse spiaccicato sotto un’auto, le avrei prese di brutto, perché sarebbe stato evidente che avevo lasciato lui dalla parte più pericolosa, disubbidendo. A dire la verità, avevo già preparato una scusa: avrei detto con voce incredula che era stata colpa di un pazzo che con il motorino aveva tentato di passare rasente il muro e aveva colpito in pieno mio fratello; questa spiegazione non soltanto mi sembrava credibile, ma mi avrebbe pure consentito di fare a mia madre una lezione morale, del tipo «in nessun luogo si può essere al sicuro quando il destino ha scelto, nemmeno dalla parte del muro.» [...]
La verità però è un’altra: quello che mi premeva di piú era non tradire mia madre; credevo molto in lei, nonostante preferisse che un parafango colpisse me piuttosto che mio fratello. [...]
Me ne rendevo conto in maniera chiara quando uscivo con lei e, rifacendo lo stesso percorso, mi teneva al riparo dalla strada con il suo corpo: faceva con me quello che aveva chiesto a me di fare con mio fratello. A quel punto rivalutai la mia posizione, pensando che se si sacrificava lei stessa, potevo farlo benissimo anch’io. Era un circolo: una volta protettore, una volta protetto. Però quello che non riuscivo a sopportare era che alla fine del circolo c’era mio fratello che non moriva mai perché non proteggeva nessuno. [...]
Francesco Piccolo,
adatt. da Storie di primogeniti e figli unici, Einaudi, Torino 2011.
La madre del protagonista gli chiede: